Il Grande Presepe Meccanico

Su di un’isola nel cui sfondo c’è un’Etna in eruzione , col suo vecchio  profilo,  c’è una barca spiaggiata con una Natività in mezzo a corde, reti, cassette di pesce. Vicino c’è una tonnara in disuso dove lavorano il ferro, il legno e calatafanno (passano il catrame per impermeabilizzare) la chiglia di una barca, c’è pure un pescatore che tira su il pesce e un altro  che rammenta le reti. Davanti alla Natività sfilano i pastori che, chiamati dall’angelo portano i doni al Bambino Gesù.

Sulla destra c’è un quartiere di donne e uomini che lavorano: la lavandaia che lava, la nonna che stende i panni, il fornaio che inforna, il vinaiolo e il  beone, il ciabattino e il falegname, ma anche il ricottaio e il polentaio, c’è “Innaru” che si riscalda, il pastore con la pecora che bruca, il tosa pecore e la mungicapre, un grosso mulino ad acqua, con le macine rotanti.

Più in alto i pastori che scendono verso la natività e c’è uno con la lanterna che indica loro la strada. Ancora più su c’è un mulino a vento, la casa di un pastore che arrostisce il maialino allo spiedo,  un ponte a gobba sopra cui salgono e scendono i pastori; sotto il ponte scorre un fiume,  ora solo segnalato dalla pittura e dalle luci (una volta c’era l’acqua vera), e che in alto fa lavorare un altro mulino ad acqua e poi va a finire nel mare molto più in basso vicino alla tonnara. A sovrastare tutto e a chiudere in un abbraccio  non sempre materno la nostra amata Etna.

Un cielo stellato rischiara la notte della nascita del Salvatore.
L’ autore, Carmelo Musmeci, ha conferito ad ogni statuina un proprio movimento dovuto a meccanismi comandati da motoriduttori a diverso regime giri.